Giovanni Morelli, Terza avventura di Elia:
A volte, per una piccola arte
non basta una piccola casa.
, china, 1967/68 ca.


Pensieri per Giovanni

Armando Ianniello | 14 giugno 2020


Tutto sommato, egli è infatti, un docile e, a suo modo, un tollerante, o perlomeno non sembra aver pulsioni d’amor proprio bastanti per potere non esserlo, tollerante, ed inoltre, comunque, s’azzarda a predicare, in più occasioni, il raro valore di questa sua debolezza di carattere, pur essendo, anche, e fiero d’esserlo, però, un tipo molto «costante» […]

(Giovanni Morelli, Mackie? Messer? Nino Rota e la quarta persona singolare del soggetto lirico, p. 357 in Storia del Candore. Studi in memoria di Nino Rota nel ventesimo della scomparsa)


Sebbene non abbia conosciuto di persona Giovanni Morelli, posso dire di sperimentare regolarmente quanto di più prezioso egli ha lasciato al mondo accademico ma non solo. Dai colleghi, agli allievi, fino ai familiari stretti, ho sempre visto negli occhi di chi parla di Giovanni un’espressione candida. Non è un caso se uno dei primi scritti di Morelli in cui mi sono imbattuto è Mackie? Messer? Nino Rota e la quarta persona singolare del soggetto lirico. Il saggio è pubblicato all’interno della raccolta Storia del Candore. Studi in memoria di Nino Rota nel ventesimo della scomparsa, curata dallo stesso Morelli. È strano, ma allo stesso tempo affascinante avere l’idea che durante la lettura incontrerai inevitabilmente i nomi che ruotano attorno La dolce vita, e ritrovarsi immersi nel pensiero illuminista di Voltaire. La prima nota a piè pagina, lunga circa il doppio del paragrafo a cui rimanda, è piena di riferimenti e di espressioni debitamente segnate in corsivo. Al centro di tutto, un monito: «il gentile lettore si tenga care queste enfasi corsive, perché attaccano parole e concetti che diverranno più significativi nell’andare di questa lettura dedicata a Nino Rota.». Non mi è chiaro se Morelli si sia servito di Voltaire per spiegare Rota, o se, magicamente, si sia innescato il meccanismo opposto.

(Armando Ianniello)



Ascolto proposto:

>>> Boogie-woogie tratto da Napoli milionaria dramma lirico in tre atti.
Autore: Nino Rota (musica) – Eduardo De Filippo (libretto)
Esecutori: Orchestra Teatro La Fenice (Venezia)
Direttore: Daniel Harding
Registrazione: 1 gennaio 2015 – Concerto di Capodanno


L’ascolto proposto è tratto dal Concerto di Capodanno 2015 del Teatro La Fenice di Venezia diretto da Daniel Harding. Si tratta di una riduzione orchestrale del boogie-woogie presente alla fine del secondo atto nell’opera Napoli milionaria. L’esecuzione evidenzia le espressioni stilistiche di una cultura jazzistica trapiantata nell’immediato dopoguerra in Italia. La ragione per la quale si vuole proporre l’ascolto di questo brano è, però, legata anche ai temi discussi nel saggio di Morelli. Il boogie-woogie del dramma eduardiano non è un numero musicale composto ex-novo, bensì uno dei tanti casi di autocitazione o prestito interno che hanno caratterizzato l’ideale compositivo rotiano. Il numero operistico proposto, infatti, deriva dal tema denominato Cadillac della pellicola di Fellini, e risulta essere presente anche in un altro capolavoro del regista riminese: 8 ½. Che cosa cambia quindi da Fellini a De Filippo? Tante osservazioni si susseguono in ambito scientifico e divulgativo sulla correttezza o meno dello stile di Nino Rota così ancorato al riutilizzo di musiche, idee o motivi precedentemente utilizzati. Torniamo al saggio di Morelli: «[…] il boogie di Napoli milionaria non nasce affatto, lì, nell’opera, dove sostiene una funzione simil-leit-motivica, ma è trapiantato invece pari pari da uno dei temi della colonia american-romana in Via Veneto, nella Dolce vita. (Quel tema nomignolato Cadillac […]) (Questa funzione leit-motivica non esiste, in quanto l’aura americana della/e/nella Dolce vita è soltanto un effetto-mito, laddove gli americani nel dramma di Eduardo sono invece quelli storici, liberatori e neo-occupanti» (Giovanni Morelli, Mackie? Messer? Nino Rota e la quarta persona singolare del soggetto lirico, p. 393 in Storia del Candore. Studi in memoria di Nino Rota nel ventesimo della scomparsa). Volendo sintetizzare ulteriormente il pensiero raccolto nelle righe proposte, la questione legata alla citazione di idee musicali pregresse non è da intendersi come una mera dichiarazione di riutilizzo di materiale già composto, bensì di una duttilità per la quale Rota era in grado di adattare lo stesso tema musicale a destinazioni d’uso completamente diverse. Il boogie-woogie ingloba le suggestioni musicali che hanno caratterizzato l’intero secondo atto dell’opera lirica in cui si manifestano in modo palese i richiami al verismo musicale italiano misti alle coloriture del musical americano

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